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disturbi alimentari del gatto

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2011 20:44
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Il gatto è un predatore e per lui il cacciare è un istinto innato. Ma non necessariamente il gatto ha bisogno di procurarsi il cibo cacciando per vedere soddisfatti i suoi bisogni fondamentali: deve poter “scaricare” il suo bisogno di cacciare e deve alimentarsi coerentemente alle sue caratteristiche di specie in termini di frequenza dei pasti, quantità e qualità degli alimenti. I pasti devono essere frequenti e il cibo deve essere somministrato in un luogo tranquillo e lontano dalle lettiere. Un disturbo del comportamento alimentare del gatto è la “pica”, ovvero l'ingestione volontaria di materiale non commestibile.

L'insorgenza della pica può essere dovuta ad un fattore genetico con maggiore predisposizione nelle razze orientali (siamese, burmese); ma la maggior parte dei casi insorgono nel periodo di inserimento del gattino nella nuova casa e proprio lo stress da cambiamento di ambiente sembra essere un fattore scatenante. La pica inizia con il masticamento e l'ingestione di materiali come lana, cotone, tessuti sintetici, plastica, gomma, pelle e legno e pare che sia associata ad altri disturbi comportamentali come minzioni in luogo improprio, marcature urinarie, timidezza, iperattività, aggressività ed eccessiva tolettatura. Il mordicchiare e l'ingerire materiali non commestibili è usato per attirare l'attenzione: infatti il comportamento viene messo in atto solo in presenza del padrone ed è indirizzato principalmente a oggetti presenti in contesti dove il padrone è “occupato” e non presta attenzione al gatto, come fili del telefono, cavi del computer, cavi televisivi, prese del computer, soprammobili e telecomandi.
Essendo sopratutto un problema determinato da fattori genetici si può ovviare al problema evitando la riproduzione di soggetti a rischio, gestendo correttamente l'inserimento in un nuovo ambiente, fornendo un ambiente ricco e stimolante, favorendo una adeguata socializzazione e stimolazione nelle prime settimane di vita, non separando il gattino dalla madre prima delle 8 settimane e provvedendo ad educare il gatto al gioco e all'interazione corretta con le persone. La terapia comportamentale consiste nell'evitare che il gatto possa avere accesso a maglioni, tessuti di vario genere, coperte, fili e cavi ecc., trattare con sostanze sgradevoli gli oggetti a rischio (essenza di eucaliptolo e profumi), fornire materiali che possano essere masticati senza rischi (vegetali crudi, giochi di gomma atossica, strisce pulisci-denti per cani, bastoncini da masticare per cani, pezzi di ossa di budello ammorbidite e srotolate); fornire un'alimentazione più soddisfacente dal punto di vista del comportamento: pezzi di carne di discrete dimensioni, cibo secco sempre a disposizione, cibo nascosto in giochi di gomma atossica, pezzi di carne infilati in oggetti di budello e prede intere; creare arricchimenti ambientali in termini di giochi che stimolino il manipolare, inseguire, scovare; moltiplicare il numero dei pasti.

Dal punto di vista comportamentale occorre tenere presente anche le forme di depressione che possono essere alla base di una drastica diminuzione dell'appetito. L'anoressia e depressione nel gatto possono insorgere in seguito ad episodi traumatici o come conseguenza di ripetute esposizioni a situazioni stressanti (incidenti, aggressioni, malattie debilitanti, brusche alterazioni dei riferimenti ambientali), ripetute esposizioni a fattori stressanti di ordine sociale (sovraffollamento, punizioni), ripetute esposizioni a fattori stressanti di origine ambientale (rumori, alterazione delle marcature territoriali, frequenti alterazioni dei riferimenti ambientali).

L'associazione gusto-nausea avviene con il gusto o/e l'odore dell'ultimo alimento ingerito prima di vomitare e la risposta condizionata che consegue all'esposizione allo stimolo incondizionato è il rifiuto del cibo. Quindi occorre fare attenzione nel somministrare con il cibo farmaci che possono dare vomito. Si può prevenire l'anoressia individuando immediatamente la varietà di alimenti che sono divenuti avversi; diete controllate durante le chemioterapie o terapie simili; stare attenti a stimolare l'appetito proponendo continuamente cibi diversi a gatti che vomitano perché può comportare che il gatto, anche una volta risolto il problema, rifiuti il cibo.



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