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27/06/2010 11:03 | |
Nuove trivellazioni nel mare italiano: è la minaccia sottolineata oggi da Legambiente nel rapporto 'Mare Nostrum 2010', presentato oggi a Venezia.
«La preoccupazione è tanta e rimanda alla tragedia che si sta consumando negli ultimi due mesi nel Golfo del Messico, con l'incidente occorso alla piattaforma petrolifera della British Petroleum», affermano i responsabili dell'associazione ambientalista. Secondo quanto reso noto da Legambiente, «molte società energetiche hanno infatti avanzato richieste di ricerca, e in alcuni casi ottenuto permessi, in un'estensione di circa 39mila kmq dislocati in 76 aree, per la gran parte di elevato pregio ambientale e considerate zone sensibili proprio per i loro ecosistemi fragili e preziosi da tutelare».
Le attività di ricerca in mare di idrocarburi sono concentrate nel mar Adriatico, Ionio e nell'area antistante la Sicilia meridionale e occidentale: si tratta di 24 permessi di ricerca rilasciati per una superficie complessiva di circa 11mila kmq.
I luoghi più interessati dalle attività di ricerca di petrolio sono la costa tra le Marche e l'Abruzzo dove insistono tre permessi di ricerca, il tratto di costa pugliese soprattutto tra Bari e Brindisi con due, il golfo di Taranto e il canale di Sicilia con dodici.
L'ultimo permesso in ordine cronologico è stato rilasciato pochi giorni fa alla Shell Italia per avviare le prospezioni in un'area di mare di 1.356 kmq di fronte al golfo di Taranto, «ma la multinazionale energetica - afferma Legambiente - sta già pensando a nuove ricerche nel canale di Sicilia a caccia di uno dei più grandi giacimenti d'Europa».
I tratti di mare che rischiano l'arrivo di «trivella selvaggia» e piattaforme, conclude il dossier, nei prossimi anni potrebbero essere molti di più: dal 2008 ad oggi sono state presentate altre 41 domande per 23.408 Kmq.
CRESCONO INQUINAMENTO E ABUSIVISMO Crescono i reati di inquinamento e abusivismo sulla costa, sono a rischio aree di pregio e le isole minori: l'allarme viene da Legambiente che oggi a Venezia ha presentato il rapporto 'Mare Nostrum 2010'.
A preoccupare gli ambientalisti anche la pesca di frodo, mentre risultano in calo gli illeciti del popolo dei naviganti, ma «cattiva depurazione, inquinamento e cementificazioni abusive - spiega Legambiente - restano i mali endemici del mare italiano, che niente e nessuno sembra poter scalfire».
Il rapporto è stato presentato in occasione della partenza della Goletta Verde, la storica campagna di monitoraggio delle acque marine dell'associazione ambientalista.
L'abusivismo edilizio, vi si legge, cresce del 7,6% rispetto all'anno precedente e l'inquinamento derivante da scarichi fognari illegali, cattiva depurazione e inquinamento da idrocarburi addirittura del 45%. I sequestri aumentano del 46,2% passando dai 4.049 del 2008 ai 5.920 del 2009. Calano invece del 40% circa i reati accertati fra la costa e il mare, 8.937 infrazioni nel 2009 a fronte delle 14.544 del 2008, un calo determinato soprattutto dalla riduzione di reati accertati nel campo della pesca (-72,4%) e della nautica da diporto (- 76,6%). Tra i nuovi nemici del mare, le trivellazioni petrolifere off-shore.
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27/06/2010 19:59 | |
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