Relazione sul II monitoraggio delll'avifauna autoctona del Vesuvio

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nelloformis@no
00mercoledì 21 giugno 2006 09:18
Premessa
Questo secondo monitoraggio è stato intrapreso sia per riprendere il lavoro svolto lo scorso anno nella stessa zona e nello stesso periodo, sia per verificare, attraverso analisi di comparazione e tecnica deduttiva, i cambiamenti avutosi sull’avifauna autoctona, dopo i ben noti accadimenti legati all’influenza aviaria.
Inizierò a descrivere brevemente il percorso che ha interessato questo monitoraggio, al fine di farvi partecipe della nostra escursione e delle nostre emozioni.

Percorso :
la zona delle lingue di lava, nel territorio del Comune di San Sebastiano al Vesuvio, attraverso il sentiero del vecchio trenino a cremagliera.
Lunghezza circa 2 chilometri. Difficoltà: media. Altezza: minima 200 mt massima 600 mt.
Nel suo primo tratto il sentiero è in debole salita ed attraversa terreni coltivati. Formato da una strada asfaltata pedonalizzata, si passa attraverso campi coltivati nei tipici cultivar della zona vesuviana, con piantagioni di albicocco e prugne, in piena maturazione e i “pomodorini del piennolo” nella fase di maturazione, che avviene di solito a luglio.
Salendo, l’attenzione è calamitata dall’osservazione della colata lavica del 1872 e dal fiume di lava del 1944, che fu causa della quasi totale distruzione del Casale di San Sebastiano al Vesuvio.
La colata magmatica appare come un enorme ammasso di rocce vulcaniche dei più svariati colori, ma qui, nel suo tratto terminale, assume il caratteristico aspetto di prateria grigia per la colonizzazione di un organismo pioniere, lo stereocaulon vesuvianum, appartenente alla specie dei licheni, associazione simbiotica di un fungo microscopico e di un'alga uni- o pluricellulare; questo ha forma di corallo ed è di colore grigio - argentato; è il primo essere vivente a insediarsi sulla lava raffreddata preparando il suolo per l'attecchimento delle piante pioniere.
Camminando lungo il sentiero si può ammirare da una parte il Monte Somma con i Cognoli di Giacca e di Trocchia e dall’altra una spendida veduta panoramica del Golfo di Napoli con incastonate le perle delle isole di Ischia e Capri.
Arrivati al termine della strada asfaltata , il percorso si presenta ombreggiato e procede leggermente in salita con una serie di curve. Esso assume poi l’aspetto di una gola profonda dove la pendenza diviene più forte. Tutto il sentiero è intervallato da essenze tipiche del bosco misto e da elementi della macchia a ginestra. Dopo qualche centinaio di metri è posta la meta ravvicinata del sentiero. Qui è possibile individuare l’antico percorso del trenino a cremagliera che conduceva dalla Stazione di Pugliano di Ercolano all’Eremo, Stazione Inferiore della funicolare.
Salendo ancora si raggiunge un punto di sosta panoramico dove è posta la meta intermedia del sentiero. Il cammino in salita diviene assai ripido e raggiunge uno slargo immediatamente sottostante la Strada Provinciale che da Ercolano sale al Vesuvio dove si nota la presenza di un pozzo per la raccolta dell’acqua piovana di età borbonica. La vegetazione è caratterizzata da un bosco misto in cui è presente il sambuco e da un sottobosco con il pungitopo. Il tratto si presenta inizialmente largo e accompagnato da curve, diviene poi sempre più stretto, ma suggestivo perchè si procede in una forra occupata da blocchi lavici di notevoli dimensioni.

Una giornata fra la natura ed il canto del cardellino.
Domenica 18 giugno 2006 alle 8 e 30, con la solita puntualità (ih ih) ed i volti ancora assonnati, ci incamminiamo verso il sentiero che conduce alla meta del nostro monitoraggio.
La giornata si presenta calda ed un poco afosa, ma la gioia di incontrarci e la curiosità, ci danno un carico di energia incredibile.
Sono presenti: il Presidente Antonio Puzone, vera anima e spirito guida di questa iniziativa, il segretario Salvatore Condemi, ottimo fotografo…ma pessimo scalatore, Salvatore Lucci, cineoperatore ufficiale, Onofrio Giaquinto, scalatore allenato e vero trainer per tutti noi fuori forma, e Pasquale Capitano con Giorgio Ruscigno, alla loro prima esperienza di monitoraggio.
Naturalmente chiude la spedizione lo scrivente Nello Formisano, nominato portavoce anche sul campo.
Alla prima rampa della salita, la prima sorpresa, da una parete di terra tufacea, appare un nido di scriccioli. Appare minuto e ben mimetizzato nella natura, tanto che solo l’esperienza e la vista acuta di Antonio ce ne rivela la presenza. Rimaniamo subito stupiti dal fatto che la coppia di scriccioli abbia preferito quel sito di nidificazione all’inizio del sentiero e quindi nella zona più esposta all’andirivieni dei turisti e degli escursionisti. Ma Antonio, da grande sfoggio delle sue competenze, spiegandoci che, per la loro abilità mimetica e la velocità di spostamenti, gli scriccioli sono praticamente invisibili, se non ad occhi esperti ed orecchie allenate.
Continuiamo a salire e dopo solo pochi metri su di un arbusto del sottobosco rinveniamo un nido di merli abbandonato ed utilizzato probabilmente l’anno precedente.
La salita si fa mano mano più dura e per alcuni di noi (me compreso) inizia a diventare faticosa.
Inoltre la temperatura, per l’incedere del giorno, diventa sempre più calda e anche l’umidità aumenta, dandoci a tratti l’impressione di essere in una foresta tropicale.
Nella salita ci accompagna il canto di una capinera (Sylvia atricapilla) …stiamo attraversando il suo territorio, ci avvisa e ci controlla emettendo un tac tac seguito da un aspro ciaaar di allarme. Ma quando lasciamo il suo territorio si lascia ad un canto melodioso liberatorio…vera musica per le nostre orecchie abituate ai clacson ed ai rumori di città!
Ci colpisce la grande mole di lavoro fatta per mettere in sicurezza il sentiero che si inerpica verso il vulcano, ma anche la sporcizia lasciata da visitatori maleducati e lo stato di abbandono in cui versano degli ampi tratti del sentiero. E’ la maledizione italica: si fanno grandi sforzi per fare le cose e poi le si abbandonano a se stesse, rendendole inutilizzabili alla collettività(che le ha pagate)…Peccato!
Si sente la mancanza dei due nostri soci botanici, Franco Carone e Stefano Conti, impegnati in un incontro all’Università (che però non mancheranno nella prossima escursione), perché la vegetazione è davvero interessante: riconosco piante di sambuco, con l’alternanza di castagno, ma la parte del leone la fa un’essenza non tipica della macchia mediterranea l’acacia (Robinia pseudoacacia); si intravedono nel folto del bosco qualche roverella (Quercus pubescens), l’ontano napoletano (Alnus cordata), l’acero (Acer pseudoplatanus), il carpino bianco (Carpinus betulus) che si alternano al castagno (Castanea sativa) ed al nocciolo (Corylus avellana), introdotti dall'uomo. Mi sorprende la mancanza in questa zona della pianta regina della macchia mediterranea, il leccio (Quercus ilex), distrutta da anni di incuria ed incendi, ma che ora si sta cercando di ripopolare con incendi controllati e rimbosco mirato. Il rigoglioso sottobosco include il biancospino (Crataegus monogyna), la fausaggine (Eumonynus europaeus) e lo smilace (Smilax aspera).
Il richiamo del pigliamosche. La vegetazione mediterranea si compone di lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis), alloro (Laurus nobilis), fillirea (Phillirea latifolia), origano (Origanum vulgare) e rosmarino (Rosmarinus officinalis). Ci sorprende il rinvenimento di Felci non ancora piene di spore e di cui non conosco il nome scientifico.
Salendo verso il sentiero che ormai, imboccata la vecchia sede delle rotaie del trenino a cremagliera, si inerpica sempre più in alto.
Antonio ci fa osservare un pigliamosche (Muscicapa striata) nella sua tecnica di caccia, che consiste nel sostare in posizione eretta e attenta in cima ad un albero o un arbusto, sulla punta di un ramo, dove aspetta l'insetto da predare e dopo aver effettuato il volo di cattura ritorna al suo posto. La salita fra un lamento ed una risata per lo scarso stato di forma di qualcuno di noi (l’amico Giorgio con i suoi 100 chilogrammi è certamente quello più affaticato) passa velocemente ed arriviamo in alto, nel punto mediano della nostra meta…i più coraggiosi e tenaci continuano, ma io Salvatore Condemi e Giorgio preferiamo attendere sulle panchine a riposare un poco.
Osserviamo una natura stupenda ed incontaminata (a parte qualche lattina di coca cola e bottiglia di minerale) ed ascoltiamo il canto del fringuello (Fringilla Coelebs) in amore che chiama la femmina.Poco dopo, al ritorno degli amici ardimentosi e tenaci, assistiamo ad una scoperta molto interessante: un pettirosso (Erithacus nubecola) si sposta tra gli alberi di sambuco emettendo il suo tipico canto particolarmente melodioso dell’epoca degli amori. Si ritiene che non nidifichi sul Vesuvio, per cui Antonio arrampicandosi su scoscesi da paura ne cerca inutilmente il nido per documentarlo…ma le ricerche sono vane e disturbate da escursionisti a cavallo che fanno zittire il nostro piccolo amico. Decidiamo di ritirarci e ritentare al prossimo monitoraggio.
Nella discesa verso la base di partenza, ritroviamo gli uccelli che avevamo incontrato nella salita, confermandoci che sono stanziali e territoriali. Un’occhiata veloce al nido dello scricciolo, ma la femmina anche questa volta è stata più veloce del vento a dileguarsi, comunque decidiamo di non disturbare le uova (per evitare di danneggiare il nido stesso nel materiale tufaceo instabile). Continuiamo a scendere verso la base addentrandoci nel territorio di nidificazione del cardellino (carduelis carduelis tschusii), motivo principale del nostro monitoraggio.
Ci soffermiamo sugli stessi siti dove lo scorso anno avevamo trovato nidi di cardellini già involati, ma non vi è presenza di cardellini nidificanti. Alcuni soggetti adulti isolati che avvistiamo, ci indicano la presenza del fringillide solare, ma di nidi nemmeno l’ombra.
Non sappiamo dare una interpretazione a tale fenomeno, forse la stagione fredda fino a pochi giorni orsono ne avrà spostato l’areale di nidificazione molto più in basso?
Sarà certamente motivo di discussione in un prossimo incontro degli esperti del Club. Ma il sole è alto ormai e la temperatura davvero “estiva” ci consiglia di fermarci fuori alla Caffetteria del punto di partenza a rinfrescarci un poco. Alla fine, a parte la delusione per il campanello d’allarme dettato dalla mancanza di cardellini in nidificazione, traiamo concordi la conclusione che:
La natura appare in buona salute! Meno male che gli uccellini non leggono i giornali e le notizie dell’Aviaria davvero non li hanno nemmeno sfiorati. Il nostro morale è alto e possiamo declamare i versi di Leopardi Passata è la tempesta:. odo augelli far festa !
Nello Formisano
Bibliografia: sito dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio
-Giuliano Motta-
00mercoledì 21 giugno 2006 16:20

Ciao Nello.

Per prima cosa un caloroso grazie per il “noi” offerto in altra sede, dove verrò a trovarti non appena possibile.

Vedo anche che sei un attento lettore e appezzi le belle storie. Complimenti! Benvenuto.

Sono da poco rientrato e acceso il p.c..
Ho letto la tua relazione sull’iniziativa ornitologica riferita al monitoraggio del Cardellino.
In quanti saranno sensibilizzati non saprei dire ma l’esempio dell’attività resta ammirevole e da propagandare con trasporto.
Ti proporrei, se possibile, con i tuoi amici d’offrirci delle fotografie sull’evento che ci accompagnano nella vostra iniziativa. In questo modo sarà possibile riproporre il tuo contributo negli articoli delle pagine dell’Ornitologia e potremo sempre, con facilità, trovarlo per leggerlo e sostenere il vostro esempio illustrato dalle vostre stesse emozioni.
Ci spero e con l’occasione ti ringrazio.

Giuliano
Amedeo C. Falco
00giovedì 22 giugno 2006 16:44
Carissimi Nello e Giuliano;

innanzitutto mi scuso dell'assenza forzata, dovuta a motivi di lavoro che mi hanno portato a non poter contribuire al dibattito sul "nostro" (si potrà dire nostro - senza essere accusati di settarismo? ;) ) forum in maniera fattiva. Spero di poter rimediare a breve arricchendolo con alcune esperienze e progetti che Vi illustrerò non appena ordinato il materiale e (sigh! :( ) trovato il tempo di poterlo mettere su documento.

In quanto all'importantissima iniziativa evidenziata da Nello, ero già a conoscenza dell'evento in preparazione nel meraviglioso scenario del Parco del Vesuvio, ma purtroppo mi trovavo altrove come già sanno i più informati.

Vorrei avere il dono dell'ubiquità per essere presente ovunque, ma purtroppo mi è impossibile. La cosa a mio avviso importantissima è l'informazione e la divulgazione e Vi assicuro che in questo Internet ed un forum, può essere un veicolo importantissimo. Complimenti a Nello per gli interventi (soprattutto in altre sedi - come dice l'amico fraterno Giuliano), chiari, precisi, incisivi e costruttivi che lo hanno contraddistinto.

Come dicesti a me in altra discussione - e senza essere accusato di piaggeria: magari ce ne fossero molte altre di persone così nello scenario Ornitoligico Italiano!

Un abbraccio a Voi tutti.
lucascara@yahoo.it
00sabato 24 giugno 2006 21:09
Nello anche se siamo vicini geograficamente(io sono di Battipaglia)non ho mai avuto il piacere di conoscerti.....con Pietro mi sono ripromesso di venirti a trovare il prima possibile!
Mi farebbe piacere far parte della prossima escursione anche perchè sarebbe un ottima occasione per far "uscire" il nostro hobby all'esterno degli allevamenti e delle mostre ornitologiche che sembrano essere diventate le uniche occasioni di aggregazione per tutti noi che condividiamo questa passione. Io da un anno sono segretario della mia associazione e mi sono ripromesso di organizzare qualcosa che uscisse fuori dalle "solite" mostre ornitologiche(che sono utilissime per noi allevatori ma che nopn devono diventare l'unico momento di aggregazione)....all'attivo in quest'anno ho un incontro con con Conzo per le problematiche delle patologie da malnutrizione ed utilizzo di fitoterapici in allevamento...ed un incontro in occasione della festa della primavera con una scolaresca battipagliese nella quale abbiamo rilasciato a tutti i bambini dei giornalini a fumetti sulla storia del canarino. Certamente non è tanto...ma a confronto a niente è già qualcosa.:-)
Ciao alla prossima
Luca
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