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SEGRETI UN PO' TROPPO SEGRETI?
ATTENZIONE: ELIMINARE IL RICORSO CONTRO UNA DECISIONE, RINUNCIANDO AL CONTROLLO
DEL MAGISTRATO, PUO' PORTARE SU UNA STRADA PERICOLOSA:


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17 settembre 2005
Espulsioni e segreti di Stato : il ministro non deve spiegazioni
di Rita Guma

Quando qualcuno prende decisioni sulla nostra vita o su quella di un altro
cittadino vogliamo subito spiegazioni, e naturalmente le valutiamo, decidendo
talora di non essere d'accordo con esse. E quando un ministro prende una
decisione sulla nostra vita o su quella di un altro cittadino?

La legge italiana stabilisce che il magistrato che emette una sentenza debba
scrivere una motivazione. Cio', a differenza degli Stati in cui e' una giuria
a decidere, costringe a decidere sulla base di prove e di leggi, e non a
sensazione o a simpatia. Inoltre cio' permette a tutti di leggere e valutare
le motivazioni del giudice, per poter criticare se spettatori e per fare
motivato ricorso se coinvolti nel processo.

Nulla di tutto questo succede al ministro che decide un'espulsione o al primo
ministro che decide di escludere un'impresa da un appalto per la difesa o
altro settore in cui si utilizzano dati segreti e segretissimi. Il ministro
o il premier decide, agisce, e non da' spiegazioni.

Alcuni cittadini hanno accolto con soddisfazione la riforma della giustizia,
perche' presentata come argine al potere discrezionale del giudice, e di
fatto punizione per una categoria che aveva il pregio (per Costituzione)
di essere terza rispetto al potere politico. Questi cittadini erano vittime
di una propaganda martellante, si credevano vittime di una ingiustizia da
parte di un tribunale o in alcuni casi lo erano veramente, oppure non erano
riusciti ad avere ancora giustizia (e qualcuno gli aveva spiegato che la
colpa era solo loro, dei giudici) o ancora erano fedelissimi ad uno dei partiti
che supportava la proposta e quindi acritici nella valutazione.

Se la riforma della giustizia ha alcuni aspetti condivisibili, infatti, per
lo piu' limita l'indipendenza del giudice dal potere politico sancita dalla
Costituzione, mentre non risolve molti problemi dovuti alla disorganizzazione
degli uffici di cui il ministero ha la responsabilita' e che si riflettono
sulla lunghezza dei processi.

Gli stessi cittadini non sono insorti quando il ministro Pisanu ha espulso
gli Imam islamici per non meglio precisate questioni di sicurezza, e non
sanno, o non hanno riflettuto sul fatto che il 7 giugno 2005 il presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi ha varato un decreto (vedi fondo pagina)
- da poco inserito sulla G. U. - che attribuisce a lui la decisione di concedere
o meno il trattamento di dati che riguardino informazioni, documenti o materiali
classificati «SEGRETISSIMO», «SEGRETO», «RISERVATO» o «RISERVATISSIMO».

Il personale della Pubblica amministrazione, delle ditte individuali, delle
societa', degli enti e delle associazioni, il personale d'ambasciata, i cancellieri
della giustizia militare e il personale della Polizia di Stato e dei Vigili
del fuoco con qualifica non dirigenziale, per poter svolgere attivita' che
implichino la trattazione di informazioni, documenti o materiali top secret,
devono infatti essere abilitati con uno speciale permesso, denominato NOS,
cioe' «nulla osta di sicurezza», necessario anche nel caso che le entita'
di appartenenza siano gia' autorizzate a trattare informazioni classificate.
Anche per quanto riguarda la possibilità di poter prendere parte alle gare
d'appalto nel settore, e' necessario aver ottenuto una «abilitazione preventiva»,
AP, mentre per eseguire delle lavorazioni coperte da segreto occorre il NOSC,
il «nulla osta di sicurezza complessivo».

A rilasciare il NOS alle ditte e amministrazioni che ne facciano richiesta
(non all'interessato) e' l'«Autorità nazionale per la sicurezza» (A.N.S.),
cioe' appunto il Presidente del Consiglio, oppure l'organo da lui delegato.
E - qui viene il bello - una delle condizioni indispensabili per ottenere
il NOS e' la scrupolosa fedelta' ai valori della nostra Costituzione ed alle
ragioni di sicurezza dello Stato, un requisito piuttosto vago e adattabile
alla bisogna, soprattutto se a decidere non e' un ufficio terzo e imparziale,
ma un vertice politico, quindi di parte.

Certo vi e' sulla persona una apposita istruttoria (che puo' durare anche
18 mesi e che vede la raccolta di informazioni fornite da Polizia, Carabinieri
e Guardia di finanza) ma il giudizio finale emesso non e' una sentenza, e'
solo un'etichetta - 'affidabile' oppure no - quindi non va motivato e reso
di publico dominio. Possono quindi essere tagliate fuori dagli appalti entita'
affidabilissime ma il cui presidente o amministratore delegato non sia gradito
al potere o abbia espresso giudizi negativi sul governo, e possono essere
etichettati come non affidabili, a loro insaputa, impiegati che siano sgraditi
al potere e che avranno conseguentemente difficolta' sul posto di lavoro
per non aver potuto espletare quella mansione cui erano stati candidati.

Per estradare per via giudiziaria qualcuno e' necessario percorrere la trafila
dei tribunali, dove vengono esaminate prove e condotti interrogatori e dove
c'e' la possibilita' per l'interessato di fare ricorso fino alla Corte di
Cassazione. Invece il ministro Pisanu - sulla base del 'pacchetto sicurezza'
- si e' limitato a dire che sono state fatte accurate indagini prima di espellere
il tale, e che ne sono emersi elementi gravi a giustificazione dell'espulsione.
Noi ci crediamo, e l'interessato non puo' fare ricorso.

Una differenza fra i magistrati e i ministri e' pero' che questi ultimi possono
far precedere, accompagnare e seguire le proprie decisioni da una adeguata
campagna stampa. Possono evocare le paure piu' recondite dei cittadini ed
invocarle a giustificazione del proprio operato anche senza prove concrete,
e la maggior parte del pubblico reagisce di conseguenza.

Non voglio difendere in modo preconcetto gli imam espulsi, dato che non conosco
le prove a loro carico. Sarebbe interessante pero' sapere come mai sulla
loro espulsione non si e' creata un'ondata pubblica di richieste di quelle
spiegazioni dettagliate che si chiedono invece ad un magistrato.

Ed altrettanto interessante sarebbe sapere come mai nessuno ritiene ingiusto
e pericoloso che la possibilita' di pilotare una gara in alcuni settori delicati
e la possibilita' che ne deriva di identificare quali 'segreti di Stato'
fatti che nulla c'entrano con il bene e la sicurezza della Repubblica e che
potrebbero essere utili solo alla propria parte politica, sia lasciata alle
simpatie del premier, senza appello.

Il testo del decreto sui dati classificati

Speciale Giustizia

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INES TABUSSO